Cavallo Maremmano Toscano
1897 (all.to
Collacchioni)
Cavallo Maremmano Toscano
1897 (all.to
Porciatti)
Fauno
Beccaccino
Indomito
Nilo
Ribò
Lanciotto |
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IL CAVALLO
MAREMMANO IERI:
La storia del
cavallo Maremmano si perde nella notte dei tempi, le prime
testimonianze sulla presenza di popolazioni cavalline lungo il
litorale tirrenico risalgono alla civiltà etrusca.
Il cavallo Maremmano trae probabilmente origini da queste
popolazioni, influenzato poi nel corso dei secoli, dall'incrocio con
diversi tipi genetici.
Sorvolando sulle ipotesi delle lontane origini e degli influssi di
sangue che hanno contribuito alla sua evoluzione, chi afferma che
avesse influenze germaniche chi orientali, va ricordato come nel XVI
secolo sia nello Stato Pontificio che nel Granducato di Toscana era
notevole l'interesse per questo cavallo. Secondo quanto tramandatoci
dal dott. Martinelli nel suo trattato dei primi dell'800, nelle
Maremme si trovavano due produzioni differenziate: il cavallo
Grossetano e quello Romano.
Lo Stato Pontificio preferiva cavalli di grande mole e robustezza e
di mantello scuro adatti anche al tiro delle carrozze ed infatti il
cavallo Romano è così descritto alla fine dell'800 dal prof.
Moreschi: " è un cavallo dalla testa un po' montonina, fronte
larga, orecchie piccole e ben attaccate, occhio grande a fior di
pelle, collo un poco grosso ma con molta curvatura, criniera lunga e
fitta, garrese ben sviluppato, spalla piuttosto corta..., pastoie
anteriori corte e ricoperte di peli lunghi e folti....., petto
ampio, dorso diritto, reni robuste, groppa larga un po' cadente...,
statura da 1,45 m. a 1.60 m. al garrese..., sotto di se nel davanti,portamento maestoso"
I toscani si orientavano verso cavalli bai e più leggeri, con
maggiori caratteri orientali e andalusi, il cavallo Grossetano era
rustico, di carattere fiero e generoso e non bello esteticamente
per le sue forme angolose e grossolane, la testa pesante con profilo montonino, il collo corto, il garrese basso, le reni lunghe, la
groppa spiovente e la taglia piuttosto modesta da 1,48 m. a 1,50 m.
al garrese.
Nel rinascimento la
Maremma divenne veramente terra di cavalli. Da Pisa in giù, lungo la
fascia costiera, si trovavano numerosi allevamenti, il cui epicentro
furono San Rossore, Coltano e Castagnolo, scendendo, da Migliarino a
Populonia, al Querceto all'Alberese nelle piane e nelle paludi
intorno ai monti dell'Uccellina, ovunque pascolavano cavalli dei
signorotti fedeli al Granducato e delle nobili famiglie fiorentine.
Lo stesso valeva anche per i cavalli Romani che erano richiesti in
tutte le corti d'Europa. Purtroppo nel 1800 la situazione
allevatoriale di queste terre subì un brusco tracollo se non
addirittura l'abbandono e le grandi opere di bonifica intraprese nei
secoli precedenti andarono in decadimento riportando quei territori
ad essere insalubri ed inospitali dove a regnare erano la malaria ed
il brigantaggio.
IL CAVALLO
MAREMMANO OGGI:
Nei primi anni del XX secolo alcuni tra i più importanti allevamenti toscani chiusero,
fra questi anche quello della rinomata razza di San Rossore, i cui
cavalli traevano origine da accoppiamenti tra cavalle indigene e
stalloni orientali e spagnoli ed in seguito anche da stalloni
inglesi e derivati. fortunatamente le fattrici non andarono disperse
ma furono messe in produzione nei più rinomati allevamenti del
grossetano e della campagna romana e pontina e gli stalloni che
avevano funzionato in razza, lasciarono discendenti anche in Lazio e
Toscana. Gli spostamenti di soggetti da un allevamento all'altro
furono continui in quel periodo (soprattutto dal Lazio verso la
Toscana), tutti questi eventi locali, insieme all'uso di stalloni
stranieri, al miglioramento delle condizioni ambientali e alla
selezione, hanno portato allo stabilizzarsi del Maremmano e
all'unificarsi del modello grossetano e del romano.
Con l'avvicinarsi della prima guerra mondiale lo Stato, che nel
frattempo aveva istituito i Depositi Stalloni, fu il maggiore
acquirente di cavalli e quindi arrivò a controllare l'attività degli
allevamenti imponendo di fatto i suoi stalloni e facendo
intraprendere un poderoso rinsanguamento con stalloni P.S.I. ed
Orientali.
Tra le due guerre l'allevamento riprese vigore e nel 1932 per la
Rassegna Ippica Del Decennale a Roma vennero portati dal Deposito di
Pisa 19 Stalloni e qui per la prima volta compare l'appellativo di
Maremmano Migliorato che venne attribuito a Fauno, come stallone
capostipite dell'Allevamento di San Rossore. Nel 1932 naque anche la
Società per il Cavallo da Sella che poi diventerà l'ENCI ma
purtroppo di li a poco un'altra guerra arrivò a sconquassare tutto e
non solo, le fattrici maremmane vennero usate per la produzione di
muli per l'esercito e addirittura per fare cavalli da carne e così
molto di quello che si era fatto in passato venne perso, per fortuna
però molti allevatori toscani e laziali continuarono a mantenere i
caratteri del maremmano nelle loro razzette. Dopo la guerra un'altro
colpo all'allevamento del cavallo maremmano venne inferto dalla Riforma Agraria del 1950 che, pur avendo
ottimi intenti di fondo, procedette ad una spartizione delle terre senza
criterio che portò alla chiusura degli allevamenti storici del cavallo
maremmano.
Grazie alla volontà degli allevatori toscani e laziali il Maremmano è però
riuscito a mantenere la propria identità e ha garantirsi un futuro
con la fondazione dell'Associazione di Razza e la creazione del
Libro Genealogico. Il cavallo
Maremmano è oggi un cavallo da sella che trova impiego a trecento
sessanta gradi.
Pur rappresentando la cavalcatura ideale dei butteri, eccelle sia
nell'equitazione amatoriale per trekking e passeggiate, che in
quella sportiva dove è in grado di competere alla pari con il resto
della
produzione nazionale.
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Cavallo Maremmano Romano 1897
(all.to Borghese)
Cavallo Maremmano Romano 1897
(all.to Franceschetti)
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